Leggere a pezzi - marzo
Dal giorno di Natale ho una grossa sacca attaccata alla
scrivania.
Prima, in realtà, era per terra, accanto al tavolo, ma a un
certo punto A. si è stufato di doverla spostare quando spazza, attività che fa
quasi ogni giorno nel tentativo di non farmi soffocare di notte con l’asma (e di
non essere svegliato). Qualche settimana fa ha montato un gancetto sul bordo
della scrivania, dove ha appeso la sacca.
È una di quelle sacche grandi che danno ai supermercati per
fare la spesa ed è piena di libri, tutti i libri che ho ricevuto il giorno di Natale.
Appena avuti in regalo, mi dispiaceva metterli a posto e non vederli più tutti
insieme, uno sopra all’altro, non poter passare del tempo ad aprirli e a sfogliare
le loro pagine. Cosa che ho fatto pochissime volte, ma il punto era l’idea di poterla
fare.
Inoltre, sistemarli non è molto semplice perché è quasi
finito lo spazio sulla libreria. Anche se rimane qualche piccolo angolino per
gli americani e gli italiani, è finito lo spazio per la letteratura inglese e
per quella di tutti gli altri Paesi che non siano i tre appena citati (con
prevalenza di russi e francesi).
Quindi, invece di spostare tutti i libri (attività
destabilizzante e piena di polvere, oltretutto) ho preferito lasciarli nella
sacca.
E a inizio marzo l’ho nutrita con i nuovi arrivi del mio
compleanno.
La sacca è sempre più piena e io, nel frattempo, ho dovuto
iniziare a comprare (e anche un po’ a leggere) i libri per i prossimi esami. Ma
dalla scrivania lancio occhiate speranzose alla sacca e intanto mi convinco
che, in fondo, riuscirò a leggere tutte quelle decine di libri nel giro di pochi
giorni.
Non so che cosa sia a spingermi, ma è come se una parte di
me fosse convinta che mi servano solo un paio d’ore in più ogni giorno per
terminare la mia sacca in una settimana.
Questa cosa è, ovviamente, falsa, ma io continuo a crederla
un po’ vera.
Nel mese di marzo non ho molto contribuito a svuotare la
sacca perché la maggior parte dei libri che ho letto si trovavano fuori dalla sacca.
Per prima cosa, ho finito Far From The Madding Crowd,
di cui parlavo lo scorso mese. Mi è piaciuto molto, ma mi è piaciuto meno
doverlo spostare dal comodino e trovargli un posto sugli scaffali inglesi sovraffollati.
Poi ho letto Faust di Goethe. Non ho capito molto, ma
c’erano delle immagini belle. Ce ne erano anche di completamente folli. Forse
dovrei rileggerlo, ma di sicuro non domani. Anche se ho capito molto poco, una
domenica pomeriggio l’ho letto al parco, appoggiata a un albero, e mi è
piaciuto.
Mentre leggevo Faust (che riuscivo a leggere solo a
piccoli pezzi) e continuavo Far From The Madding Crowd, ho iniziato
(e finito in un paio di giorni, perché è molto breve e veloce) un altro libro
che non proveniva dalla sacca. Si trovava su uno degli scaffali in cui ci sono quasi
solo libri di A. (quelli che non sono manuali di medicina): saggi e romanzi
storici tra i quali, secondo me, regna il caos, perché non mi sembrano esserci grandi
criteri di sistemazione. Ho preso un libro di Rebecca Solnit, Gli uomini mi
spiegano le cose, perché leggo spesso i suoi articoli sulla crisi climatica
e mi serviva una pausa da Goethe. Vedendo che lo leggevo, A. ha sostenuto che lo
avessimo comprato insieme, mentre io gli ho detto che ce l’aveva lui da tanto
tempo, da prima di conoscermi. È probabile che sia così, perché lui non si
ricorda mai le cose e si sbaglia con la cronologia.
Poi ho letto Lucy By The Sea, unico libro del mese
proveniente dalla meravigliosa sacca. Ho già parlato di un altro libro di Elizabeth Strout e di come non accadesse nulla, ma un nulla meraviglioso
e pieno di cose. Ripensandoci, mi pare una definizione sbagliata: accadono
tante cose, solo che non sono avvenimenti eclatanti, ma dettagli. O forse, la
cosa più bella dei suoi libri, di questo di sicuro, è che le cose comunemente
chiamate “piccole”, come i pensieri, le impressioni su un certo avvenimento, dei
piccoli imprevisti assumono la stessa dimensione e importanza degli eventi più
grandi. È bellissimo. All’inizio un po’ disturbante, perché il racconto parte dall’inizio
della pandemia, ma poi è solo bellissimo. L’ho finito una notte dopo essere tornata
un po’ tardi, sapendo che sarei dovuta andare a dormire ma rifiutandomi di
smettere di leggere.
Adesso sto leggendo un altro libro che non proviene dalla
sacca, L’eletto. È l’ultimo libro di Thomas Mann, è abbastanza breve e
molto ironico, anche se è una storia per alcuni versi terribile. Ma è raccontata
in modo divertente e mi ha trasportato in un mondo di castelli e cavalieri.
La cosa migliore, poi, è che mi è stato prestato e non avrò
problemi a inserirlo nello scaffale strapieno di letteratura mista.
Ma appena lo finisco torno a estrarre libri dalla sacca.
Questi i libri citati:
Via dalla pazza folla, di Thomas Hardy
Faust, di J.W. Goethe
Gli uomini mi spiegano le cose, di Rebecca Solnit
Lucy By The Sea, Di Elizabeth Strout
L'eletto, di Thomas Mann
Ecco le puntate precedenti:
Foto di Eugenio Mazzone su Unsplash
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