Il momento presente (e i podcast)

 


Un po’ di tempo fa ho letto un articolo in cui l’autore riportava il consiglio ricevuto da un monaco tibetano (o qualcuno di simile): “Quando lavi i piatti, rimani concentrato solo sull’azione di lavare i piatti.”

Questo consiglio, ovviamente, faceva parte di un discorso più ampio con cui il monaco tibetano intendeva dire: “Rimani concentrato sul momento presente”.

Ieri sera mentre lavavo i piatti ho iniziato ad ascoltare un podcast di consigli di scrittura che mi ha consigliato una mia amica, e l’ho continuato mentre lavavo i fornelli. Anzi, probabilmente non avrei ricevuto la spinta sufficiente per lavare i fornelli se non avessi voluto continuare ad ascoltare.

Ne ho ascoltato un altro simile mentre mi lavavo i denti. Mentre stendevo, invece, ho ascoltato un podcast su come disfarsi degli oggetti superflui e diventare minimalista (cosa che, temo, non avverrà mai per colpa di A. Qualche mese fa ho accumulato in salotto una serie di oggettini vari che nel trasloco erano rimasti a casa dei miei, pronta a darli via. Poco dopo, dalla camera da letto, ho sentito A. esclamare: “Che cose belle!” Le ha volute tenere tutte.)

Avevo già parlato della mia passione per i podcast.

È continuata.

Mentre pulisco alterno podcast sulla letteratura per ragazzi ad alcuni sulla crisi climatica. Questi ultimi, però, a volte non sono molto congeniali alla pulizia, perché mi deprimono o mi angosciano e quindi non accompagnano per bene il mio slancio verso le faccende domestiche.

Mentre mi alleno, ovvero faccio una serie di esercizi che io considero noiosi e faticosi e che A., che me li ha consigliati, considera di grado “molto basso”, ascolto a turno tutte queste cose, sperando che la tortura finisca presto.

Non so se questa mania di ascoltare cose sia un modo per sottrarsi al momento presente. A pensarci, sembra così. Ma potrebbe anche essere l’esatto opposto.

Ho scoperto, infatti, che uno dei motivi per cui ascolto tutte queste cose, oltre che per fuggire alla noia di quello che sto facendo in quel momento, è per non pensare troppo. Quando provo a concentrarmi sul lavare i piatti e basta, in genere accadono due cose: o li lavo in fretta e male, per sfuggire alla noia, oppure vengo risucchiata da mille pensieri. E questi pensieri vanno principalmente in due direzioni: nel passato o nel futuro.

È abbastanza ovvio, forse, visto che nel presente sto lavando i piatti, attività non proprio entusiasmante. Ma noto che i miei pensieri vagano sempre in queste due direzioni, a volte spingendosi fino a un passato remoto o a un futuro lontanissimo.

In alcuni casi questi due tempi parlano tra loro. In genere è il futuro che chiede al passato come fare per ripetere nei minimi dettagli un momento particolarmente soddisfacente del passato.

Sembra che il presente, spesso, venga scalzato via, pronto a diventare passato. Solo a quel punto, infatti, diventa interessante. E questo accade in ogni momento, anche quando non lavo i piatti ma sono impegnata in attività di gran lunga più interessanti.

Quando leggo un libro, spesso mi ricordo di quello che stavo leggendo l’anno prima nello stesso periodo, oppure a quello che stavo leggendo nel medesimo posto. Oppure penso a quello che potrei leggere dopo. A volte, spinta da manie di grandezza, porto in giardino tutti i libri che ho intenzione di leggere in un futuro vicino. In quel pomeriggio, però, non riesco a leggerli e li riporto dentro.

Quando A. e io decidiamo di fare una passeggiata diversa dal solito, io inizio subito a parlare di quella da fare in un altro momento. Oppure parlo di tutte quelle dell’anno precedente e cerco di ricordarle per filo e per segno, in modo da poterle ripetere. Mi dispero se non riesco a rivedere tutti i loro dettagli e non sono più in grado di replicarle. Quasi mi dispiaccio all’idea di non poter ripetere alcuni imprevisti ed errori che sul momento mi sono sembrati terribili ma che adesso, quando ci ripenso, mi appaiono immersi nella meravigliosa luce del passato.

L’anno scorso, al ritorno da una salita lunghissima di ore e ore, A. e io ci siamo persi per arrivare alla macchina. Per tagliare e fare prima, infatti, ci siamo ritrovati a vagare per il paesino da cui partiva la passeggiata, a quell’ora invaso da turisti. Noi eravamo affamati, assetati e accaldati e con le gambe pesanti. Io mi sono lamentata tutto il tempo e A. si è lamentato delle mie lamentele. Adesso, però, nella mia mente ho trasfigurato questo ricordo, ed è diventato bellissimo.

Il passato nella mia testa diventa meraviglioso.

Con il futuro, invece, non è proprio così. A quadri perfetti alterno quelli di un futuro pieno di tragedie. Disastri e prove spaventose si abbattono su di me. Io, però, riesco sempre a superare tutto.

E anche la meraviglia del passato a volte è difficile da gestire, perché sembra buttare ombre sul presente.

Per non correre tutti questi rischi io ascolto i podcast.

 Photo by Daeva miles on Unsplash

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