I suoni uguali sono diversi

 


Il rumore della finestra che si chiude quando metto dentro lo stendino la sera è diverso dal rumore di quando la chiudo in altri momenti della giornata.

Questo potrebbe derivare dal fatto che io apro anche la seconda anta della porta finestra per riuscire a far passare lo stendino, ma non è così. Anche in altri momenti della giornata mi capita di aprire entrambe le ante, eppure il rumore non è lo stesso di quando la stessa azione viene fatta la sera, quando fuori è diventato buio.

Lo so che i rumori sono sempre uguali ma secondo me sono anche diversi.

Il punto è che quel suono mi riporta da un’altra parte. Mi riporta a casa dei miei genitori, non adesso, ma quando ero piccola, al momento in cui mia madre metteva dentro lo stendino, quasi ogni sera. Mi riporta lì perché io mi dicevo nella testa: “Ora è sera.”

E subito dopo venivano chiuse le persiane. Questo qui della chiusura delle persiane forse è davvero un suono specifico, perché in genere avviene solo in un momento preciso della giornata, la sera.

Ma non è uguale a quello delle persiane che vengono aperte?

Se si chiudessero gli occhi e si fosse ignari del momento della giornata, sarebbe possibile riconoscere il suono dell’apertura delle persiane dal suono della loro chiusura?

La stessa cosa vale per il rumore delle serrande che si alzano e che si abbassano. Un po’ dopo le 6.30, ogni mattina, un vicino tira su le serrande. Quelle serrande mi ricordano che è mattina e che altre persone si svegliano. Lo stesso suono, se lo sentissi la sera (ma, non so perché, la sera non lo sento mai) mi metterebbe un po’ di tristezza.

Mi ricorderebbe il rumore delle serrande del piccolo supermercato accanto alla casa del mare, la sera. Quel suono arrivava forte e chiaro, nel giardino in cui stava calando il buio. Ma si sentiva anche all’ora di pranzo, quando il supermercato chiudeva per qualche ora. Però quello era diverso, in qualche modo, perché era accompagnato dalla quiete e dal caldo del primo pomeriggio, non dalla luce un po’ blu della sera. Non era lo stesso perché si univa a una luce diversa.  

I suoni sembrano associarsi a quello che hanno intorno.

Le chiavi di casa che entravano nella toppa, sempre a casa dei miei genitori, erano precedute dal suono dell’ascensore che arrivava sul pianerottolo e si fermava. Questo accadeva in diversi momenti della giornata, ma la sera a me sembrava diverso, perché avrebbe potuto essere seguito dal suono delle chiavi che giravano nella toppa. Contavo i secondi e i passi, e capivo se mia madre o mio padre stavano tornando a casa. In altri momenti della giornata non notavo l’ascensore che arrivava sul pianerottolo, perché non aspettavo l’arrivo di nessuno.

Dalla mia stanza avevo una posizione privilegiata, vicino all’ingresso, e sentivo cosa accadeva fuori. Sul lato opposto, la mia camera confinava con la cucina, dalla quale arrivavano altri rumori a scandire le mie giornate.

Ascoltavo i piatti che venivano sistemati e il rumore delle pentole e, a seconda degli orari, i suoni erano diversi.

La mattina mi comunicavano che mia madre si era alzata, e spesso mi svegliavano (ed ero contenta, perché io odio dormire).

I suoni dei piatti del pranzo erano diversi dai suoni dei piatti della cena, principalmente perché i primi li sentivo soltanto nel fine settimana. Il sabato accompagnavano il vuoto che mi assaliva appena tornavo a casa da scuola e pensavo ai due giorni che mi attendevano, vuoti e bellissimi e per questo terrificanti. Mi stendevo sull’amaca che avevo in camera e contemplavo la mia tristezza scandita dal suono delle pentole. La sera, invece, quei rumori mi comunicavano che la cena si avvicinava e che la mia fame sarebbe finita.

Se ripenso alla mia stanza durante il liceo la rivedo nel suo essere attaccata alla cucina, come un’unità compatta, una stanza chiusa con la luce gialla e con i rumori dei piatti.

Sono tanti i rumori identici che in realtà sono diversi.

Le porte delle varie stanza che si aprono. Se sono porte diverse, i rumori sono diversi. Ma anche quando le porte sono uguali, i rumori variano a seconda di chi le apre e dal momento della giornata. E la notte o la mattina presto le porte fanno sempre più rumore.

La porta del bagno o della cucina che si apriva la domenica mattina, quando ero bambina e dividevo la stanza con mia sorella, mi diceva che mia madre si era alzata, e io potevo uscire dal limbo del mio letto, in cui leggevo con la mia lucetta accesa, mentre mia sorella, nel letto di sotto, dormiva placidamente.

Il bagno che, la sera tardi, veniva aperto dopo essere stato proprietà di mia sorella, mi diceva che potevo finalmente lavarmi i denti e andare a dormire. E il rumore opposto, quello della porta che si chiudeva con lei dentro, mi gettava nella disperazione.

Forse il rumore uguale che è più diverso è quello del caffè che esce dalla macchinetta la mattina e il rumore di quello che esce dopo pranzo.

E il caffè al bar è un caffè diverso perché non è preceduto da alcun borbottio prima.

 

Photo by Egor Myznik on Unsplash

Commenti

Post più popolari