Il panico dell'inizio dell'anno



Ho già parlato del mio odio per gli inizi.

Ci ho riflettuto un po’ su e ho pensato che forse non è proprio un odio.

Lo definirei, in realtà, come una quasi adorazione che però, come tutte le adorazioni, può in un attimo trasformarsi in odio. Dato che adorare qualcosa è complicato, si finisce per odiarla, perché è più semplice.

Ovviamente non sto dicendo nulla di nuovo, è un concetto vecchio di giusto un paio di millenni. Lo hanno detto in tanti. Per esempio Catullo, giusto per citare un nome a caso.  

Quando penso agli inizi penso a quando inizio un quaderno nuovo. Non so perché, ma mi sembra una rappresentazione emblematica di inizio.

Succede questo: guardo il quaderno, lo riguardo, decido che quello che vorrei scriverci sopra non è abbastanza bello, lo chiudo; lo apro di nuovo, prendo la penna, apro la penna; ripeto ossessivamente nella testa quello che ho deciso di scrivere sul nuovo quaderno, quasi come se fosse una poesia imparata a memoria. Finalmente inizio a scrivere. Ho chiaramente dimenticato tutto. Sbaglio. Cancello. Sbaglio di nuovo. Rovino la pagina. Odio il quaderno. Odio l’inizio del quaderno.

Non so se con l'inizio dell’anno funzioni un po’ così. Che poi, si sa che l’anno non inizia davvero a gennaio ma a settembre. Lo sanno tutti. Gennaio è solo una data diversa da scrivere, che almeno fino a marzo si continua a scrivere sbagliata.

Gennaio è solo un pretesto in più per avere un altro inizio.

E per tentare quell’esperienza frustrante e fallimentare del fare propositi.

Dato che io non so scegliere, non scelgo un solo proposito per l’inizio dell’anno. Ne scelgo tanti, così non ne devo scegliere nessuno. E così, se non riesco, ovviamente, a rispettarli tutti, poi posso dire: “Ma erano tanti”.

Questi sono alcuni dei propositi che mi sono venuti in mente quest’anno:

- essere ordinata (è in cima alla lista perché è il più difficile in assoluto);

- non essere cronicamente insicura (in tutto ma nelle relazioni in generale, in particolare quando A mi dice: “In questo momento non ti sopporto” e la mia risposta è: “Ci stiamo lasciando?”: anche meno tragedia);

-sorridere un po’ di più soprattutto quando mi prende il panico (l’obiettivo sarebbe di far andare via il panico con l’arrivo del sorriso ma mi rendo conto che potrebbe benissimo diventare avere il panico e nel mentre sorridere e questo potrebbe in effetti risultare inquietante);

- essere ancora più sostenibile nelle cose che faccio, possibilmente non ammorbando (troppo) le persone intorno a me ma allo stesso tempo evitando di mettere la testa sotto al cuscino dicendo: “Non c’è nient’altro che posso fare se non lamentarmi"(e quindi ammorbare le persone intorno a me);

- non focalizzarmi su quattordicimila cose (che poi vorrebbe dire non focalizzarmi su nulla) ma selezionare almeno leggermente, le cose che voglio fare.
Quest’ ultimo proposito potrebbe anche essere tradotto in “imparare a scegliere” ma scriverla in quest’altro modo la rende più gestibile e meno paurosa.

Di sicuro ce ne sono altri che ho dimenticato. E so già che anche solo questi non verranno portati a termine in questo nuovo anno che in realtà è metà anno dato che l’anno ricomincerà di nuovo a settembre.

Quindi ho pensato di adottare una strategia. Non per ricordarli. Ma per non odiarli come odio gli inizi dei quaderni e gli inizi in generale. La soluzione per non odiarli è abbastanza ovvia in realtà e rimanda a quello che dicevo all’inizio: non adorarli. In questo modo, non si arriverà mai ad odiarli.

Non adorarli vuol dire scordarli, non farci troppo caso, non  pensarci tutti i giorni, non impegnarsi troppo. Ma soprattutto, non sentirsi mai in colpa per non riuscire ad applicarli. Che è la cosa in assoluto più difficile.

Non ho messo “non sentirsi in colpa” tra gli obiettivi dell’anno perché mi sembra sbagliato scrivere un proposito che so già perso in partenza. E perché al senso di colpa non potrei applicare la regola del non adorarlo per non odiarlo. Il senso di colpa può essere odiato senza passare per l’adorazione. Al senso di colpa non serve.

Quindi ho pensato di provare a volere un po' più di bene al senso di colpa, visto che tanto a odiarlo si fa sempre in tempo. 

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