pan di panico
L'inizio.
Per me gli inizi sono una brutta cosa. Il mio approccio in genere è aspettare che passino.
Certo, ci vorrebbe un qualche segnale universalmente riconosciuto che dicesse: "Ora l'inizio è passato".
Un'altra strategia che adotto per sopravvivere al problema degli inizi, ovvero a quell'ansia di volerli far andare bene per forza, è farli andare talmente male che poi l'ansia dell'inizio viene sostituita dal sollievo che sia passato.
Il panico e gli inizi stanno molto bene insieme. Al panico gli inizi piacciono molto.
Questo blog si chiama pan di panico perché io non so scegliere.. e ho paura di mangiare. Non so scegliere e quindi mi viene il panico. Il panico della scelta.
Ho scoperto che il nome scientifico del miglio, che mi piace da mangiare, è panico (panicum miliaceum, ad essere precisi). Pan di panico è una sua variante. Suona bene. Sembra una cosa soffice e spugnosa, tipo un pane appena sfornato dal panettiere, magari un pane dolce. Che però nasconde il panico dentro. In alcuni momenti il panico delle scelte e il panico del cibo si fondono: ecco, pan di panico. Panico in quanto panico e panico in quanto pane, che è sempre panico.
Di cosa parliamo quando parliamo di panico? A me il panico piace perché è grande e io mi ci nascondo dentro. E quando ho il panico nessuno se la può prendere con me. Io e il panico siamo una cosa sola. Fino a quando non sorge il problema di uscire dal panico.
Il panico è adatto a tutte le situazioni, grandi e piccole, personali e collettive. Esistono tante declinazioni del panico: panico delle scelte, panico per il mangiare, panico per la crisi climatica, per esempio.
Il panico per la crisi climatica è un panico che mi fa compagnia da un po' di tempo e che ha tanti sottogruppi.. quindi andrà trattato per bene e da solo.
Poi, anche lui grande e imponente e pieno di sfaccettature, il panico per la precarietà, che è un nome che mi fa schifo ma alla fine rende l'idea, però certo forse non come "panico di avere quasi trent'anni e una sfilza di lavori che non esistono e sentirsi quindi inesistenti e voler lavorare e studiare e avere quelle cose della vita adulta che forse sono solo dei soldi e forse non lo so bene cosa e aspettarsi di continuo un segnale dall'universo, o anche solo da qualcuno di più piccolo, anche solo da una persona qualunque, che dica "ora sei cresciuto"".
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