Il panico e il cambio di stagione




Esiste un panico molto speciale: è il panico del mettere in ordine.

Esiste anche il panico del non mettere in ordine. Quando il panico del non mettere in ordine diventa troppo grande, allora deve intervenire il panico del mettere in ordine, per rimediare.

Ciò che mi sfugge in questa catena è: quando è che siamo, quindi, liberi dal panico?

Mai.

Stamattina io e A abbiamo deciso di fare il cambio di stagione. Non credo servano altre precisazioni per introdurre l’entrata in scena del panico, dopo aver detto “cambio di stagione”.

A ha prima iniziato a sistemare la libreria e io, spinta da questa iniziativa, mi sono messa a riordinare i miei libri. Lui mi ha fatto notare che quello che andava fatto era il cambio di stagione. Io mi sono offesa. Il mio riordinare i libri è stato così ridotto a spolverare gli ultimi due scaffali della libreria.

A mi ha detto: "Perché segui sempre quello che faccio io? Va fatto il cambio di stagione. Tu ci metti di più, inizia." Il mio panico ha iniziato a ripetermi: "Perché fai sempre quello che fa lui? Non hai una tua volontà?" "Hai ragione, panico" gli ho risposto "ora mi metto a fare il cambio di stagione, come ha detto A."

Conscia dei controsensi presenti nelle mie affermazioni, ho iniziato a svuotare l'armadio.

Il panico di svuotare l'armadio e poi riempirlo con cose nuove è un panico molto antipatico.

Cosa va sulle stampelle? Cosa sugli scaffali? Cosa sugli scaffali in basso e cosa su quelli in alto? Cosa su quelli più difficili da prendere? Cosa su quelli più stretti?

Dopo anni di panico ed esperienze ho deciso che il mio sistema è molto rigido solo su un punto: gli scaffali si scelgono assolutamente a caso. Non si pensa alla funzionalità o meno della scelta, è vietato. Si sceglie a caso.

Ma mentre il panico del cambio di stagione veniva affrontato e forse sconfitto, c'era un altro panico che incombeva: il panico delle scelte. Il mio panico e le scelte sono grandi amici.

Un'amica di A. ci aveva invitati a pranzo. Io ero stata contenta perché in genere si vedono sempre loro due e io faccio la fidanzata gelosa, anche se da adesso ho smesso.

Cioè, sto cercando.

Ci provo.

Voglio dire, tutti sappiamo che è una cosa da stupidi essere gelosi.

Non che sapere di fare una cosa stupida abbia mai aiutato a non farla.

Solo che io volevo anche andare a nuoto con mio padre. E non c'era tempo di fare tutte e due le cose. Quindi, dal momento che io non so decidere, ho fatto la cosa che so fare meglio: ho tentennato. 

Poi però mio papà mi ha scritto ricordandomi l'appuntamento per il nuoto. E io ho pensato: "Ecco, lo deludo". Credo che"ecco, lo deludo" sia una frase molto amica del panico. Poi A mi ha fatto notare che lui era appeso aspettando i miei orari per il pranzo. "Ecco, l'ho deluso". Credo che "ecco, l'ho deluso" sia una frase ancora più amica del panico.

Quindi non sapevo che fare. E tentennavo. E continuavo a fare il cambio di stagione. E tentennavo. E mi ero quasi decisa a non andare in piscina, quando A ha dichiarato: "Io al pranzo non ci voglio andare più".

I cambi di programma e il panico sono amici del cuore. I cambi di programma sono i creatori della frase che il panico dice per annunciare il suo arrivo in tutto il suo splendore: "Hai rovinato tutto".

Ho iniziato a chiedere ad A se potevamo andare per favore a questo pranzo, neanche fosse un pranzo in cui saluto una mia amica che vedo due volte l’anno o un pranzo di matrimonio.

Il punto non era quanto fosse importante il pranzo. Il punto, l'unico punto importante quando arriva il panico, è cercare di ritornare a prima che arrivasse, sistemare tutto e pretendere che niente sia cambiato. 

Chiaramente questa tattica non funziona mai.

Quindi io e il panico siamo andati in piscina. Io l’ho ascoltato. Il panico parla tanto, quindi si trova  bene con il nuoto, perché mentre faccio le vasche avanti e indietro lui può chiacchierare.

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