Il panico e i ricordi dentro ai libri
Qualche giorno fa ho trovato un quaderno che coniuga tre delle
mie cose preferite: i ricordi, le liste e i libri. È un vecchio blocco
arancione profumato con tutti i fogli che si sono staccati in cui stilavo le liste
dei libri che avevo letto, divisi per mese. Inizia a gennaio del 2005 e finisce
a settembre del 2006. Negli ultimi mesi accanto ai nomi dei libri ci sono anche
i voti.
Le liste sono intervallate da altre cose che, evidentemente, ritenevo collegate, come liste di libri da comprare o da rileggere, oppure cose da leggere che non sono libri ma fumetti. Ma anche una lista di cose da fare leggere, in cui ho messo l’accento sulla seconda “e”, per non confondere le parole. Le cose da fare leggere secondo me di inizio 2005 sono: "riguardare dei libri, riguardare i diari, mettere a posto le cartoline e i francobolli".
Di tanto in tanto compaiono frasi assolutamente normali che
io a quanto pare reputo notevoli e colme di interesse, tanto da appuntarle per
inserirle in alcune storie che voglio scrivere. Ad un certo punto c’è addirittura
una lista con i nomi di tutte le scimmie peluche che possiedo (avevo una
passione per le scimmie). La maggior parte dei nomi si può suddividere in due categorie:
personaggi di Star Wars o nomi scritti in greco. Ad aprile 2005 compare anche
una “lista di informazioni per Pompei”, il cui senso mi è del tutto oscuro.
Nonostante questi inserti molto simpatici, la parte migliore
sono le liste di libri. Perché sono liste, appunto. E di libri. E perché dentro
alla maggior parte di quei titoli vedo dei ricordi. Sono liste pressoché
infinite, perché la me del 2005/2006 legge circa 7/8 libri al mese. Non tutti
li ricordo e, di molti, ricordo solo dei pezzi. Più che altro, mi viene in
mente un momento preciso in cui li leggevo. Non è per forza particolarmente significativo,
ma è un momento che, in qualche modo, lego a quel libro lì.
Marzo 2005. Sono scesa dall’autobus per andare dalla
psicologa, è il giorno del mio compleanno, sto leggendo Il mondo di Sofia,
anche lei compie quindici anni e scopre che il mondo in cui vive è finto. Io scendo
dall’autobus, guardo il cielo e corro perché sono in ritardo.
Aprile 2005. L’alfabeto del silenzio: è uno strano
libro che ho preso in biblioteca, parla di un ragazzino che, dopo un incidente
capitato a sua sorella, smette di parlare, e il suo migliore amico inventa un
modo per comunicare con lui. Faccio stampare delle pagine a mia madre in ufficio
e le uso come copione per recitare le mie scene preferite, chiusa nella camera
dei miei genitori. Dato che ho scelto di recitare un libro in cui il
protagonista non parla, passo tanto tempo in silenzio a immaginare di essere in
un altro posto.
Estate 2005. Leggo La storia infinita mentre sono in
macchina con mia madre e mia sorella, andando a un parco acquatico. Mi preparo
ad avere la nausea da macchina ma la nausea non arriva e io continuo a leggere.
Leggo libri fantasy, L’amico ritrovato, qualche giallo di Agatha Christie,
vari altri libri e, come sottofondo perenne a tutto quanto, Guerra e pace.
Ho iniziato a leggerlo a giugno, in un’edizione in quattro volumi di mio padre,
che si è subito rivelata inadatta perché le parti in francese (le tante parti
in francese) non sono tradotte. Quindi sono passata a un’edizione in un unico
enorme volume con la copertina rossa di mia zia, che non è molto pratico da
portare in giro, di sicuro non in spiaggia. Lo leggo solo quando sono a casa,
andando velocissima nelle scene dei balli e lentissima in quelle di tattica
militare. Alla fine dell’estate lo restituisco a mia zia con la copertina
penzolante e lei decide, giustamente, di non prestarmi più i libri delicati.
Settembre 2005. Continuo con Agatha Christie, con L’assassinio
di Roger Ackroyd, e un commento di mio padre mentre sono a metà del libro
mi fa capire chi è l’assassino. In genere la parte di dare troppe informazioni sui
libri spetta a mia madre, che le dà sbagliate, assicurandomi un lieto fine per La
certosa di Parma anche quando tutto sta andando sempre peggio. Quando arrivo
al tragico finale, lei si ricorderà di averlo rimosso perché era troppo triste,
e di averne ricordato un altro al suo posto, positivo.
Gennaio 2006. La rilettura di Harry Potter 5 e la
lettura del volume 6 ricevono il voto di 10 contro un 8/8,5 di Jane Eyre, ma a
maggio Emma riesce a prendere 9. Ricordo che leggevo Emma mentre
ero in autobus a piazzale Flaminio. Non ho idea di dove andassi, ma ricordo
quel momento. A gennaio Romeo e Giulietta non riceve alcun voto, ma a luglio
Otello prende 9.
Estate 2006 - Sono sdraiata sul pavimento, il punto più
fresco della stanza, per fuggire al caldo, e leggo tutto il giorno. Finisco un
libro e ne inizio uno nuovo. Lo finisco e voglio solo uscire di casa e fare
qualcosa, ma è troppo difficile e preferisco continuare a leggere. Mi avventuro
fuori solo per comprare altri libri. Leggo. Leggo La bussola d’oro, appena
lo finisco corro a comprare il seguito, La lama sottile, e subito corro ancora
più velocemente a comprare l’ultimo volume, Il cannocchiale d’ambra. Lo
finisco rannicchiata accanto al letto, un groppo in gola, lo chiudo e inizio a
piangere, la luce dell’estate filtra in modo troppo forte nella stanza.
Dentro alle liste di libri io vedo tante cose perché,
nonostante il mio voler uscire e fare altro (ma solo in teoria, perché leggere
era sempre meglio), in realtà accadono tante cose anche continuando a leggere.
Accadono cose dentro, intorno, durante. Accadono cose nello spazio dentro alle pagine e in quello che le circonda, uno spazio che viene modificato dalla lettura, un tempo che si dilata e si restringe.
Spinta da questo ritrovamente ho scritto una lista dei libri che ho letto quest’anno,
senza divisioni per mesi e dimenticando dei pezzi, ma con il proposito di
renderla più simile a quelle vecchie, con la divisione in mesi, ma tralasciando i voti.
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