Il panico e il matrimonio parte 4- il panico e gli imprevisti



Ho già ampiamente parlato di come il mio panico e gli imprevisti non vadano molto d’accordo. 

Quando un imprevisto incontra il panico, mette proprio in discussione la sua identità come panico, il suo modo di pensare, agire, procedere, essere nel mondo.

Il mio panico non ha avuto vita facile in questi ultimi giorni. Il mio panico non ha vita facile neanche adesso, in realtà, perché è circondato da A che taglia, affetta, arrostisce, versa, cuoce, mescola, trita, prepara il curry (anche il curry è una di quelle cose che io credevo esistesse così, fosse creata in quanto curry, e invece no, a quanto pare curry è il nome che si dà ad un insieme di cose). Quindi il mio panico continua a dirmi: “Non stai facendo nulla, sta facendo tutto lui, perché non ti dai da fare” ed è difficile non ascoltarlo.

Ho quindi deciso di essere breve e concisa, per passare poi ad aiutare A.

Solo che pensare di concentrarsi benissimo e in poco tempo è esattamente il metodo migliore per bloccarsi per sempre e non scrivere mai più neanche una parola, per non parlare di una riga.

Per fortuna gli imprevisti sono un argomento semplice, perché sono facili da ricordare. E perché posso anche elencarli uno dopo l’altro, magari divisi per argomenti.

La categoria vestiti ha regalato vari imprevisti.

Per prima cosa, io ho pensato bene di far cadere per strada i pantaloni beige che A avrebbe dovuto mettersi per il matrimonio. E i pantaloni si sono macchiati. A ha pensato di portarli in tintoria, ma poi invece li ha dati  a sua madre. La madre di A ha quindi provato a smacchiarli, ma loro si sono macchiati ancora di più. E abbiamo scoperto, lavandoli, un’altra enorme macchia mai notata. Dopo vari lavaggi, A ha deciso che non c’era più nulla da fare e li ha messi in varechina, creando degli splendidi pantaloni bianchi.

Quindi A ha comprato un altro paio di pantaloni beige. Li ha fatti spedire a casa dei miei genitori. I pantaloni sono arrivati a Fiano Romano e si sono bloccati lì. A ha scoperto di aver messo la via di casa dei miei con il civico di casa nostra. Per fortuna alla fine sono stati recuperati.

Un capitolo ben più tragico dell’argomento vestiti è stato quello della gonna di mia sorella. Mia sorella si era fatta fare una gonna in un negozio con l’ultimo pezzo di tessuto rimasto di quella fantasia. Ha comprato le scarpe in tinta con il rosso dei fiori della gonna e la camicetta in tinta con il verde dei rami dei fiori della gonna. Poi mia madre l’ha portata in tintoria. E quando l’abbiamo ripresa, il rosso non c’era più e il verde era diventato un altro verde.

Mi è parso interessante notare che in entrambi i casi, pantaloni e gonna, due scelte opposte (andare o meno in tintoria) hanno portato al medesimo risultato.

Per fortuna abbiamo recuperato un’altra gonna con un pezzetto rimasto dello stesso tessuto. La tipa della tintoria ha ridato i soldi della gonna a mia madre e ha cercato di tenersi quella vecchia, dato che l’aveva pagata. Mia madre non le ha risposto.

Finito il capitolo vestiti, c’è il capitolo salute.

La madre di A dieci giorni fa è scivolata e ha sbattuto il polso destro. Due giorni dopo era ancora gonfio. Tre giorni dopo ha scoperto che era rotto e le hanno messo un tutore per un mese.

Nel mentre il ragazzo di mia sorella, appena prima di arrivare qui in montagna, è dovuto andare a farsi vedere da un medico per fare una piccola operazione all'alluce in cui ha un’unghia incarnita. Arrivando dal medico, non ha visto uno scalino e ha sbattuto esattamente sull'alluce. Il medico gli ha detto che non poteva capire se c’era da fare l’operazione o no, perché l’alluce si era gonfiato, e che quindi sarebbe dovuto ritornare tra qualche giorno.

Io per ora ho collezionato solo una puntura di vespa, sempre sull'alluce. So che volendo potrei fare di più ma cercherò di risparmiarmi fino a dopodomani.

A tutti questi imprevisti aggiungerei anche i vari tentativi di A, in parte falliti, di fare un pan di spagna vegano. Falliti fondamentalmente perché io li ho bocciati tutti.

Questo imprevisto si è risolto con me che due giorni fa chiamavo una pasticceria vegana a Roma, e con le mie amiche incaricate di andare a prendere la torta che mi mandano foto dei loro frigoriferi pieni di ghiaccioli per trasportarla.

Non sono ancora le dieci ed A si avvia ad aver cucinato mezzo pranzo. Io credo che adesso proporrò il mio aiuto. Credo che opterò per arrotolare le posate nei tovaglioli di stoffa, un compito in cui è difficile sbagliare.

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