Uscire un po' più fuori



Ad un certo punto anche io e il mio panico siamo usciti. Siamo saliti sulla bici e abbiamo fatto un primo giro di ricognizione, arrivando, come avevo già anticipato, fino a casa della nonna di A per prendere dell’olio rimasto bloccato lì da mesi.

Io ho guardato gli alberi verdi. Il mio panico ha guardato le macchine che di nuovo erano in fila sulla tangenziale. Io ho sentito l’aria di primavera. Il mio panico ha sentito lo smog. Io ho visto che non c’erano poi tante persone, il mio panico mi ha fatto notare che ce ne erano più di prima.

Siamo subito ritornati dentro casa.
L'uscita non ha avuto molto successo.

Io e il mio panico ci abbiamo riprovato dopo tre giorni, per andare a lasciare delle cose a casa dai miei, per ritirare dei soldi, per prendere allo studio di mio padre una cosa che lui mi aveva stampato. Tutti posti distanti tra loro addirittura cinque minuti di bicicletta, per un totale di ben un’ora e dieci fuori casa. Sono rimasta con la mascherina tutto il tempo (e in alcuni casi anche con il casco). Ho chiesto ad A e a mia madre se secondo loro stavo facendo troppi giri. Non mi hanno neanche risposto.

Poi io e il mio panico siamo tornati a casa e di nuovo non volevamo uscire più.

In altre occasioni però è andata meglio .
Io e A abbiamo ricominciato a correre. Alle 6.30 di mattina, per evitare troppe persone. Solo che alle 7.30, quando finiamo, ci sono già troppe persone, quindi abbiamo anticipato alle 6.15. Domenica ci siamo addirittura spinti fino a fare un lunghissimo giro in bici. Visto che era domenica siamo usciti più tardi: alle 7.45. Non è andata poi così male. Non ci ero abituata, ma era bello vedere il panorama e sentire il vento dalla bicicletta.

Quello però a cui non riesco ad abituarmi sono i giri “normali”, quelli in cui si gira per fare cose da una parte all’altra. Quelli non mi piacciono, ma secondo me perché non m piacevano neanche prima.

Come il traffico. 

Come le troppe persone. 

Come i palazzi che, adesso sarà un’ovvietà, ma quelli nuovi e grigi e alti sono brutti ma proprio brutti da vedere e non fanno vedere il cielo. E al mio panico questo non piace tanto.

Quindi ho deciso che a questo non voglio tanto riabituarmi. Devo giusto capire come fare.

Però ho deciso che ad alcune cose magari posso anche riabituarmi. Quindi, domenica non solo mi sono avventurata in bici, ma anche a casa dei miei, dove ho addirittura tolto la mascherina e, anche se non ho fatto merenda,sono stata in piedi in cucina mentre mia sorella faceva merenda, mia madre cucinava e la gatta arrivava in ritardo per prendere un pezzo di alice, ovvero dopo che mia madre ci aveva già spremuto sopra il limone, cosa che alla gatta non è piaciuta.

Ho deciso quindi di spingermi ancora oltre, e il prossimo weekend ho preso appuntamento per farmi tagliare i capelli. Da mio padre. Perché a quanto pare, contrariamente a qualunque logica previsione, mio padre si è talmente appassionato al taglio di capelli da comprare su Amazon un set di forbici per parrucchiere. Avendo visto che non ha totalmente distrutto i capelli di mia madre, ho deciso che proverò anche io.

Ci sono in realtà dei precedenti tra mio padre e i miei capelli. Quando avevo un anno, mentre mia madre era sotto la doccia, dopo avermi detto “Facciamo una sorpresa alla mamma”, mi ha poggiato una scodella in testa e ha iniziato a tagliare i capelli seguendo i bordi. Quando mia madre è uscita dalla doccia io le sono corsa incontro tutta contenta per farle vedere i miei capelli. Lei mi ha sorriso e poi, appena mi sono allontanata, ha giustamente iniziato a urlare contro mio padre.

A, che fino alla scorsa settimana era d’accordo con me nel dire che forse i miei capelli erano un po’ lunghi, da quando gli ho detto che me li taglierà mio padre ha cominciato a sostenere che invece mi stanno benissimo .


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