Diario del panico in quarantena 10 - La divisione dei lavori in casa
L’altro giorno mia sorella mi ha mandato un video su yotube
in cui si parlava, tra le altre cose, della divisione del lavoro in casa tra
uomini e donne, e come questa cosa si rifletta anche in questo momento di quarantena,
in cui molte cose sono più accentuate. Fondamentalmente quello che emergeva era
che, in linea molto generale, le donne si trovano sempre a fare molto di più, e
gli uomini si trovano sempre a non fare nulla fino a che non viene loro detto
di fare qualcosa.
In questo momento io sono seduta a scrivere mentre A cucina
il pranzo. Prima, per colazione, abbiamo mangiato una crema di cioccolata che
ha fatto lui ieri mentre preparava la cena. In sottofondo c’è il rumore della
lavatrice che lui ha messo su.
Quindi, come si può ben capire da quello che ho scritto, quando
l’altro giorno ho visto questo video, mi sono sentita un po’ in difficoltà. Allora
mi sono messa ad ascoltarlo mentre pulivo i fornelli della cucina, per calarmi
un po’ di più nel ruolo di chi fa cose in casa, da sola. Mi sono molto calata
nella parte.
Il punto è che io faccio alcune cose a casa, ma le faccio
male. Anche se mi ci sforzo tanto (a volte, altre volte mi ci sforzo
decisamente poco, solo che poi quando A me lo fa notare io dico che mi ci sono
tanto impegnata. Se capisco che non ci sta minimamente credendo, allora tiro
fuori la carta di “è che sono un po’ sbadata”).
Ma vengono sempre male. Oppure ci metto troppo tempo. Ad
esempio, a me sembra sempre una cosa bellissima quando sistemo la cucina, cosa
che a me richiede un sacco di tempo, nonostante sia minuscola. Solo che poi A
mentre prepara la colazione sposta e lava due cose e il risultato è lo stesso.
Oppure provo a cucinare. Solo che, quando cucino io, dalla
cucina non arriva mai un buon profumo. Al
massimo, arriva un odore neutro. Quando A aveva gli esami a gennaio e febbraio
gli ho proposto, per aiutarlo, che i giorni prima degli esami potevo cucinare
sempre io per lasciargli più tempo per studiare. La sua risposta è stata: “Ma a
me cucinare rilassa”. Ho rifatto la proposta e allora è stato più chiaro: “Se
cucini tu non sono molto contento di mangiare”. Su questo non posso dargli
torto. A volte credo di mangiare poco perché non mi piacciono le cose che sto
mangiando, quando cucino io.
Con questa quarantena, però, sto cercando di migliorare. Mi sono
autoimposta una serie di compiti.
Per prima cosa, pulisco sempre il bagno. Il vantaggio
di pulire il bagno è che, essendo chiaramente la cosa più brutta da fare tra le
faccende di casa, il suo valore sale molto e lo posso usare poi come scambio
per molte altre faccende.
Per seconda, rifaccio sempre il letto, e subito. Ho scoperto
che, stando a casa, non lo riesco a
vedere disfatto. E poi è una cosa che ha bisogno di un minimo sforzo ma produce
un ottimo risultato, perché si nota molto, e quindi posso farlo notare ad A
come un altro dei compiti fatti da me.
Poi, facendo yoga e stando quindi spesso a faccia a terra,
vedo tutti i piccoli pezzetti di polvere e spazzo. Lo fa anche A e a lui riesce
meglio, ma almeno adesso lo faccio anche io.
La cosa che però in assoluto mi motiva di più nel fare le
cose per casa, oltre al far vedere che non sono un totale peso, è che mentre le
faccio mi metto ad ascoltare podcast che non ascolterei mai ma che vorrei ascoltare,
e chiamo persone che in teoria vorrei sentire ma che in pratica non sento mai.
In questo modo, pulire diventa, oltre ad un momento di fuga dal
computer, dalle mille cose da fare stando sempre seduti, un momento che voglio
prorogare per continuare ad ascoltare.
E quindi, chiaramente, ci metto tantissimo tempo.
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