Diario del panico in quarantena 6 - Il panico e le serie tv
Io e A in questa quarantena siamo diventati degli assidui consumatori di Downton Abbey, per non
dire che ne siamo diventati leggermente dipendenti.
Io in realtà con le serie sono molto moderata e ne vedo
poche puntate alla volta. Non è per una mia particolare forza di volontà, è
perché il mio panico dopo un po’ inizia a scuotersi e a volersi alzare e a dirmi
che sto perdendo del tempo che non riacquisterò mai più.
Solo che il panico di A a lui non dice queste cose. E lui
allora mi convince a vedere quasi sempre una puntata dopo pranzo. E io spesso
dico di sì.
Poi mi viene il panico. A volte mi viene già mentre guardiamo Downton Abbey e fisso l’orologio. Allora A mi dice: “Se vuoi spegniamo” ma a quel
punto arrivano altri due panici combinati, ovvero il panico di imporre quello
che voglio io e, soprattutto, il panico di essere una persona noiosa con la
quale non ci si può divertire, perché è troppo attaccata alle sue cose da fare
e non si rilassa abbastanza.
Allora mi forzo e rispondo: “Per me va benissimo continuare a
vedere questa cosa.” Trattengo il respiro e spero che finisca presto.
L'atteggiamento calmo e tranquillo di chi sa come
rilassarsi e divertirsi.
Al di là del mio panico, però, mi sono appassionata a Downton Abbey. A tutti i loro vestiti
che si cambiano in ogni momento. Ai cappelli, anche se a me in genere non
piacciono. E a tutte le loro inutili e splendide tradizioni. Al mio panico
piacciono molto. Non ci sono tanti spazi per fare di testa propria. Ci sono
orari e modi e tempi ed etichette per
ogni singola cosa. Al mio panico sarebbe piaciuto. Lui dopo pranzo si sente
sperduto e non sa mai che fare. Quindi forse ha un qualche senso ritrovare un
po’ di schemi rigidi dentro a Downton
Abbey.
L’unica nota negativa è che adesso stanno accadendo un sacco
di tragedie nella serie: quindi il mio panico si mette a piangere e poi assilla
A che mi deve consolare. Forse alla fine ho trovato un modo per non fargli
vedere troppe puntate…
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