Diario del panico in quarantena 5 - Il rumore di sottofondo
Sto continuando le mie liste di cose da fare. Credo di
essere un po’ migliorata. Riesco a fare molte più cose scritte nella lista. O
forse scrivo molte meno cose sulla lista.
E non mi do (troppo) addosso se non riesco a farle tutte.
Faccio finta di averle scordate.
Nel frattempo, sperimento una strana concentrazione forzata
in cui tento di isolarmi dagli stimoli sonori che mi offre la casa.
Ieri mi sono chiusa nella camera da letto (che in realtà non
si chiude perché ha una porta scorrevole, quindi diciamo che chiudercisi dentro
fa più scena che altro) per evitare la sequenza di chiamate e messaggi vocali
di A su una grande questione sulla quale, insieme ad altri, si interroga
dall’inizio dell’anno, ovvero: come gestire la stesura delle sbobine delle
lezioni di medicina.
Io ho chiesto timidamente a cosa servono le sbobine adesso
che le lezioni sono online e registrate, alcune sono addirittura dei power
point commentati. Lui mi ha risposto con uno sguardo vuoto e sconfitto: credo
che ormai non lo sappia neanche lui, anche se fa finta di dire che così è più
comodo per ripassare per l’esame.
Stamattina, invece, ho letto e scritto con sottofondo di biochimica e istologia che arrivavano dal
computer di A. Ma ho scoperto che, non interessandomi minimamente, non mi
distraggono. Le mie orecchie si rifiutano di ascoltare.
L’unica cosa che ho imparato stamattina è che la melatonina
è regolata dagli occhi e che quindi “se dormi con la luce non la produci”. Nessun
accenno alla mia abitudine di dormire con la tenda aperta.
Riguardo a questi sottofondi istruttivi, ho imparato che al
mio panico piace il rumore, così non si sente solo. Altre volte, però, quando
cerca di concentrarsi, lo disturba. E poi viene assalito da un altro grande
panico: come dire ad A che mi sta disturbando senza per questo rendermi
antipatica? Come isolarmi senza isolarmi davvero?
Per ora il mio panico non ha risolto la questione. Si limita
a stare un po’ nel mezzo e a chiudersi in camera solo nei momenti di disperato
bisogno di concentrazione. Ci resta dai cinque agli otto minuti.
E ha anche scoperto che le liste sono una grande fonte di
panico, soprattutto se si depennano le cose mano a mano che si fanno.
Il mio panico sta imparando a fare meno affidamento sulle
liste.
Sospetto però un legame tra il voler andare a correre e le
liste: quando non può sfogarsi andando a correre, il panico fa le liste.
Devo trovargli nuove occupazioni.
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