Le cose perse




Se si decidesse di fare un’indagine e di scoprire quali sono le frasi che ognuno di noi pronuncia di più, la mia sarebbe sicuramente: “Dove sono i miei occhiali?”.

L’ho detto ovunque. A chiunque. Con qualunque intonazione ma tendenzialmente con un’intonazione disperata o vicina all’essere disperata.

L’ho detta quando gli occhiali erano al sicuro nel loro astuccio e quando invece erano in bilico sul bordo del forno della cucina. L’ho detto mentre li cercavo avendo gli occhiali addosso.
L’ho detta quando si sono ritrovati due minuti dopo, o quando si sono persi per sempre, in maniere a me oscure.

Qualche rara volta, però, li credevo persi per sempre e poi li ho ritrovati. Quando ero al liceo, sono stata per due giorni con addosso gli occhiali da sole (che sono anche graduati) perché sapevo che gli occhiali da vista erano a casa, ma non sapevo dove fossero. Un’altra volta sono andata al cinema con gli occhiali da sole, perché gli altri erano rimasti in macchina. 

Tante e tante volte, però, gli occhiali sono scomparsi e non sono apparsi mai più. 

Li ho persi  tornando a casa, senza fare alcun movimento strano o corsa improvvisa. Semplicemente, sono tornata a casa e non c’erano più. Li ho persi facendo passeggiate in montagna: sono tornata e gli occhiali erano scomparsi. Li ho persi in un autobus a Venezia, dopo aver avuto la brillante idea di togliermeli subito prima di dover correre fuori dall’autobus per non perdere la fermata. In un viaggio a Bologna in cui mi sono rotta un dito e ha piovuto tutto il tempo, e in cui ho commesso il fatale errore di affermare: “Questi occhiali sono proprio belli, sono nuovi.” Al ritorno a Roma non ce li avevo più.

L’anno scorso, solo nei primi sei mesi dell’anno, li ho persi quattro volte. Non sto scherzando. Ho perso due volte quelli da vista e due volte quelli da sole graduati, per essere giusta ed equilibrata. Alla fine l’ottico ha iniziato a regalarmi i cordoncini per tenere gli occhiali, come quelli che usano gli anziani. Quindi quest’anno ho perso gli occhiali direttamente nel loro astuccio, con tutto il cordoncino.

Una volta, mio padre, non spiegandosi come avessi fatto a perdere l’ennesimo paio di occhiali, ha provato a capire la modalità e a dimostrare che, dato che era impossibile che scomparissero nel nulla, non li avevo persi davvero. Mia madre lo ha zittito: “Non hai ancora imparato che con lei questo sistema non vale?”

Perché gli occhiali non sono, chiaramente, l’unica cosa che perdo. 

Ho perso sette volte il portafogli e sei il cellulare. L’ho perso per strada, correndo per andare a prendere l’autobus, andando in bicicletta, salendo in macchina e lasciandolo per la strada. 

All’aeroporto di Heathrow, dove dovevo cambiare un volo, facendo prendere un colpo a mia madre che mi ha chiamato e si è sentita rispondere: “Buonasera, aeroporto di Heathrow”. 

L’ho perso e sono stata informata di averlo perso prima di essermi accorta di averlo perso, quando una volta qualcuno l’ha trovato e ha chiamato mia zia, dicendole: sua nipote ha perso  il cellulare. Mia zia ha risposto: ho tre nipoti. Poi ha chiamato mia madre e le ha detto: Valeria ha perso il cellulare.

Ho perso orecchini, anelli (tantissimi anelli), regali ai quali tenevo. Interi astucci con dentro un esercito di penne. Felpe, sciarpe. Biglietti dell’aereo. Patente. Carta d’identità. Decine di borracce. Purtroppo libri. Le chiavi di casa. Chiaramente ombrelli, ma quelli non contano.

Aspetto con ansia il momento in cui perderò la macchina, ma ancora non è accaduto.

Forse questo perdermi gli oggetti vuole dirmi qualcosa. Che devo prestare più attenzione. Che devo finire una cosa prima di iniziarne un’altra. Che devo stare attenta e dare valore alle cose. È probabile. Il problema è che, appena inizio a prestare attenzione a una cosa precisa da non perdere, come per esempio gli occhiali, il mio cervello decide di perderne un’altra. Non riesce a stare attento a tutto. 

Quindi credo che l’unica soluzione sia accettare la cosa e pensare: se ho perso questa cosa, magari in realtà non mi serve. 

Solo che per ora non funziona proprio. 

Appena perdo qualcosa, quella cosa diventa la più importante del mondo.

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