Il panico della domenica



Esiste un panico particolare, ed è il panico della domenica.

Credo che il problema inizi la mattina, quando ci si sveglia. Una voce nella testa dice: ecco, è domenica. Poi fa una pausa e aggiunge: ti devi rilassare, ti devi divertire, ti devi rilassare, ti devi divertire!

È chiaramente una voce molto utile.

Le domeniche sono giorni che potrebbero così facilmente andare bene, che poi finiscono sempre per andare male. È proprio il fatto che potrebbero essere belle, che dovrebbero esserlo perché si chiamano domeniche, a farle andare male. Non reggono la pressione di dover dimostrare tanta bellezza.

Ho sentito amici inventare qualunque cosa pur di risolvere la domenica. Tipo riordinare tutti i libri della libreria in ordine alfabetico, poi cambiare idea e metterli in ordine per anno di pubblicazione. 

Oppure immolarsi in pranzi con i parenti.

Se ci si pensa bene, i pranzi lunghissimi hanno questo scopo: portano un po’ di sofferenza dentro un giorno che dovrebbe essere di totale riposo. Tre, quattro ore al ristorante ed ecco, qualunque attività pomeridiana della domenica riacquisterà il suo senso, la sua necessità, anche la sua bellezza.
Anche il film sbagliato in una sala piena, con un ragazzino logorroico seduto a fianco e un gigante davanti, riacquisterà il suo senso dopo il pranzo della domenica. 

Mi è capitato invece di andare al cinema di domenica pomeriggio senza prima il pranzo al ristorante, e di trovare brutti dei film che, in altri momenti, mi sono sembrati, se non belli, carini: ma non abbastanza carini da resistere alla pressione delle domeniche. 

La domenica però ha anche un suo lato positivo: finisce. 

La cosa bella delle domeniche, infatti, è che dopo le domeniche c’è il lunedì. 

E il lunedì è un giorno brutto. È un giorno odiato da tutti, è il primo giorno della settimana, quello in cui si è meno preparati ad affrontare la settimana e in cui ci sono molti più giorni da dover affrontare.

Il lunedì è così brutto che diventa bello. Perché non ha la minima aspettativa.

Il lunedì è un giorno che sa di essere brutto. Lui non pretende mica di nascondersi dietro a qualcosa di carino. È un lunedì, non può fare altro.

E quindi ci si può rilassare.

Si è legittimati ad essere tristi e arrabbiati, perché è lunedì. Di domenica no, ti pare che sei triste e arrabbiato di domenica, un giorno così bello? E invece di lunedì io sono arrabbiata perché è lunedì, mica per qualche roba strana ed esistenziale.

La  cosa che mi sfugge in questa catena di negatività è quando arriva un giorno bello. Forse la soluzione che tutti i giorni siano ugualmente brutti mi pare l’ipotesi di gran lunga più rassicurante.

Se tutti i giorni sono brutti io posso smettere di preoccuparmi. Posso smettere di cercare di farli andare bene. Posso smettere di dire: “Che bella giornata” e sentirmi subito morsa dalla mancanza di fiato. Posso dire: “È una giornata brutta” e tirare un sospiro di sollievo. 

Le giornate belle alla fin fine sono quelle brutte.


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